Karate

La riforma di Itosu e la divulgazione nei principali stili

L’opera di riforma apportata da Ankō Itosu al karate tradizionale è oggetto di opinioni contrastanti. Per alcuni rappresenta un fondamentale rinnovamento dell’arte, che la traghetta nella modernità; per altri costituisce invece un compromesso dannoso, che allontana il karate dalle sue radici più profonde. Ciò che è certo è che l’introduzione del karate nelle scuole, oltre a portare cambiamenti strutturali nell’insegnamento, ha contribuito a trasformarne la forma stessa.

Inizia così un processo di istituzionalizzazione del karate, che da arte marziale trasmessa individualmente assume contorni più rigidi, collettivi e uniformi. Si afferma gradualmente l’idea che il karate sia una tradizione immutabile da preservare, nonostante nella sua storia fosse stato costantemente in evoluzione.

In parallelo, le tensioni politiche tra Cina e Giappone rendono sempre più difficile per Okinawa mantenere vivi i contatti con le arti marziali cinesi. È probabile che la cessazione di questi scambi culturali abbia contribuito a un irrigidimento del karate, spingendolo a legarsi maggiormente alle forme codificate piuttosto che a continuare un processo dinamico di evoluzione.

La vera e propria divulgazione del karate al di fuori di Okinawa comincia negli anni Venti del Novecento, grazie al maestro Gichin Funakoshi, che introduce il karate di scuola Shuri-te nel Giappone continentale. A Tokyo fonda la scuola Shōtōkan, che diventerà uno degli stili più influenti nella storia del karate moderno.

Benché il karate si sia strutturato in forma autonoma, esso resta storicamente legato alle arti marziali cinesi, pur presentando significative differenze nei metodi, nei principi e nella filosofia. Esistono inoltre differenze sostanziali tra il karate sviluppato in Giappone e quello dell’isola di Okinawa, sia per quanto riguarda i contenuti tecnici che per gli approcci pedagogici.

Le principali scuole di karate si possono ricondurre a cinque grandi tradizioni:

  • Shōrin-ryū, Gōjū-ryū e Uechi-ryū: nate e sviluppate a Okinawa;
  • Shitō-ryū: fondata da Kenwa Mabuni a Okinawa, ma sviluppatasi successivamente in Giappone, soprattutto a Ōsaka;
  • Shōtōkan: fondata e sviluppata da Funakoshi a Tōkyō.

A Okinawa, le scuole di karate si collocano tradizionalmente in due correnti principali: la Shōrin e la Shōrei. Tuttavia, gli studiosi non hanno ancora chiarito pienamente quali siano stati gli sviluppi e le reciproche influenze di queste due linee, né il loro rapporto diretto con le arti marziali cinesi.

In termini generali, si può dire che le due correnti si differenziano soprattutto per gli obiettivi formativi:

  • La scuola Shōrei punta sullo sviluppo della forza fisica e della potenza muscolare;
  • La scuola Shōrin, al contrario, privilegia la velocità, la reattività e l’agilità del movimento.

Lo stesso maestro Funakoshi, nella sua opera Storia del Karate (Luni Editore), offre una celebre distinzione tra i kata delle due correnti:

«Nondimeno, se i kata devono essere classificati, si può, in maniera molto generale, distinguere due grandi gruppi: quelli che appartengono allo Shōrei-ryū (scuola Shōrei) e quelli che appartengono allo Shōrin-ryū (scuola Shōrin). Il primo mette l’accento sullo sviluppo della forza fisica e della potenza muscolare; è sorprendente per l’impressione di forza che sprigiona. Al contrario, la scuola Shōrin è molto leggera, e richiama senz’altro il rapido volo del falco… In verità, è molto impressionante osservare un uomo possentemente costruito eseguire un kata della scuola Shōrei, soggiogando l’osservatore con l’impressione della sua forza assoluta. Ma bisogna riconoscere che tende a mancare di velocità. Allo stesso modo, non si può evitare di restare molto impressionati alla vista di un uomo slanciato che, con gesti così rapidi quanto quelli di un uccello in volo, esegue un kata della scuola Shōrin, con tecniche dalla scintillante vivacità, risultato di un allenamento intensivo. I due stili sviluppano lo spirito e il corpo, e l’uno non è migliore dell’altro. Essi hanno entrambi i loro punti deboli e i loro punti forti, e coloro che vogliono studiare il karate devono riconoscere questi punti e studiarli di conseguenza…»

In base a questa classificazione:

  • La Gōjū-ryū si ricollega chiaramente alla corrente Shōrei.
  • La Shōrin-ryū e la Matsubayashi-ryū seguono il filone Shōrin (gli ideogrammi sono gli stessi di “Shōrin”).
  • La Shitō-ryū incorpora entrambe le correnti, attingendo sia al patrimonio tecnico dello Shōrei-ryū sia a quello dello Shōrin-ryū.
  • La Uechi-ryū, infine, non rientra in questa classificazione: essa si rifà direttamente a uno stile cinese introdotto a Okinawa alla fine del XIX secolo da Kanbun Uechi, legato al Sud Shaolin Quan (Shaolin della Cina meridionale).

Le due correnti Shōrin e Shōrei sembrano comunque derivare da una radice comune, riconducibile al monastero di Shaolin. Il dialetto di Okinawa presenta numerose ambiguità fonetiche, in particolare tra i suoni “r” e “l”. È quindi plausibile che in epoche diverse la parola “Shaolin” sia stata resa sia come Shōrin che come Shōrei.

In effetti, entrambi i termini possono essere interpretati come traslitterazioni locali del concetto di Shaolin Quan, ovvero “boxe Shaolin”. Tuttavia, nel corso dei secoli, il tempio originale di Shaolin è stato distrutto e ricostruito più volte, dando origine a diverse scuole e correnti.

È quindi più corretto leggere le differenze tra gli stili di karate come una naturale riflessione delle diversità interne al mondo Shaolin stesso, con le sue ramificazioni, filosofie e metodologie sviluppate nel tempo in contesti storici e culturali differenti.

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